12/10/08 L'editoria per
ragazzi: intervista a Franco Monacchia e a Teresa Castellani
LA
LETTERATURA PER RAGAZZI
INTERVISTA A TERESA CASTELLANI E A FRANCO MONACCHIA
La narrativa per
bambini e ragazzi sta avendo negli ultimi anni un vero e proprio
“periodo d'oro”. Statistiche alla mano, negli ultimi 20 anni la
crescita è stata esponenziale, segno di un maggiore interesse
all'aspetto pedagogico legato alla lettura di testi al contempo
istruttivi e simpatici. A questo
si deve il rinnovato interesse della scuola dell’obbligo per la
lettura extracurriculare.
E' per me un onore
poter discutere riguardo alla narrativa per ragazzi con due tra le
principali “penne” nel campo: Franco Monacchia, scrittore oramai
affermato ben al di fuori della sua natia Umbria, e Teresa
Castellani, anch'essa umbra doc ma da anni “emigrata” a Roma. Avremo modo di dare uno sguardo generale a questa sezione di
narrativa, fondamentale nell'ambito pedagogico, per poi vedere nel
dettaglio cosa ci offrirà quest'anno scolastico alle porte.
Teresa Castellani, per
una ex insegnante scolastica, come lo è lei, il mese di settembre
non può non assumere un significato speciale, soprattutto se il
ruolo del maestro è stato vissuto non come semplice professione, ma
come una passione. Come pensa di affrontare questo nuovo anno? Quali
attività, se alcune, la vedranno partecipe?
Con una frase un
tantino retorica posso ben dire di avere trascorso a scuola una
vita: dapprima da studente e poi da insegnante. Questo ha inciso
profondamente nel mio modo di pensare e di comportarmi. Infatti,
dopo avere chiuso con l’insegnamento, sono tornata a scuola grazie
ai miei libri e fin da subito mi sono sentita a casa, in un ambiente
familiare, con i suoi ritmi consueti, un ambiente accogliente in cui
mi sento sempre a mio agio.
Ancora oggi , dagli
inizi di settembre, l’attività scolastica torna a far parte delle
mie giornate, sia pure in modo marginale e teorico. Non perdo alcuna
notizia relativa alla scuola, mi arrabbio ancora per quelle negative
mentre mi rallegro per quelle positive. Ascolto le interviste ai
ragazzi circa le loro attese e quelle agli insegnanti in cui colgo
sfumature di delusioni o di speranza. “Niente di veramente cambiato”
mi dico e sentendo voci ed espressioni simili a quelle dei
miei ormai lontani alunni, quasi quasi mi sembra di essere anch’io
sul punto di rimettere piede nelle aule scolastiche. Settembre e anche parte
di ottobre erano e sono mesi fondamentali per gli insegnanti che
credono nella loro attività perché sono i giorni della
programmazione, dei progetti, anche degli scontri per i diversi modi
di pensare, giorni spesi a preparare l’accoglienza ai ragazzi. Ora
che tutto questo è per me un ricordo piacevole, continuo ugualmente
a programmare: penso ai ragazzi che incontrerò in questo anno
scolastico appena cominciato e già mi figuro le iniziative con cui
coinvolgere, come è già successo, gli alunni che leggeranno i miei
libri: proposte divertenti per i più piccini oppure approcci più
seri per i più grandicelli.
Sono rimasta in
contatto con alcune insegnanti conosciute in questi anni passati che
sono ben contente di ripetere con nuove classi l’esperienza di
invitare un’autrice “in carne e ossa!” Prevedo incontri in alcune
scuole di Roma, della provincia di Perugia e, se la manifestazione
“La Settimana dei bambini del Mediterraneo” si ripeterà anche
quest’anno, tornerò a Ostuni per parteciparvi.
Nel 2003 ha iniziato la
sua carriera da scrittrice per bambini e ragazzi, carriera che ha
portato alle luce dei libri molto stimati dai critici letterari e,
soprattutto, dai “critici” di tenera età. Libri che si intitolano
“Le scoperte di Elisabetta”, “Le avventure di Giuppino. Una
Quasi-Fiaba a episodi” e “Che fine ha fatto il Colosseo?”. Cosa può
dirci di questi tre racconti? Che accoglienza ha potuto notare nelle
scuole da parte dei piccoli lettori?
E’ vero, da quando i
miei libri sono stati pubblicati da Edizioni Era Nuova hanno sempre
incontrato approvazione. I ragazzi del secondo ciclo della Scuola
Primaria e quelli della Scuola Media, hanno apprezzato i contenuti
di Le scoperte di Elisabetta
e di Che fine ha fatto il
Colosseo? ma devo anche dire che molto è dipeso dalla
sensibilità delle insegnanti che hanno coinvolto i ragazzi e saputo
far loro amare le storie e i personaggi narrati. Ho così ricevuto
riconoscimenti meravigliosi da parte degli alunni che, sulla spinta
della lettura hanno inventato storie a loro volta e poi disegni e
illustrazioni con ogni tipo di tecnica figurativa. In alcuni casi il
coinvolgimento era così personale che qualcuno mi ha detto: “Quando
la maestra leggeva, mi sembrava proprio di viverla quella storia!” Per
Le avventure di Giuppino una
quasi fiaba a episodi, è tutta un’altra musica! Pur finalizzata
ad un obiettivo didattico, la vicenda è per alunni del primo ciclo
della Scuola Primaria e quindi non poteva che essere divertente.
Credo di essere riuscita nell’intento, visto quanto si scatena la
fantasia dei bambini dopo avere letto il libro! Devo anche dire che la
collaborazione con l’illustratore Nicola Perugini ha fatto sì che i
personaggi e le loro vicende si imprimessero ancora più vividamente
nella mente dei piccoli lettori. Quando poi Nicola partecipa con me
agli incontri con i ragazzi è una vera e propria festa, visto che
lui accontenta i ragazzi in tutte le loro richieste di
illustrazioni.
Il segreto di questo
nostro affiatamento? Nicola è mio figlio ed è davvero un’esperienza
emozionante condividere la stessa passione per le storie raccontate
dai
nostri rispettivi
punti di vista: la scrittura e il disegno.
Tra i personaggi da lei
creati una posizione di spicco spetta a Elisabetta, se non altro per
essere la protagonista del suo primo libro. Cosa ci dice di questo
personaggio?
Elisabetta è la
protagonista principale del mio primo romanzo e a lei sono legata in
modo particolare. Avevo da poco concluso
la mia carriera di insegnante e avevo ben chiari i ragazzi con i
loro problemi, le ritrosie o spavalderie, le curiosità, le
tristezze, le scoperte, insomma con tutto il bagaglio di emozioni
che a volte condividevano con me o che riuscivo a intuire. Ho creato
allora questa preadolescente che accentra in sé le caratteristiche
dei ragazzi e ragazze che lasciano l’infanzia e sperimentano che
crescere significa prendere via via coscienza della realtà spesso
con sofferenza così che l’episodio finale, reminiscenza di discorsi
tante volte trattati con i miei alunni e sentiti raccontare anche da
chi era stato coinvolto in prima persona, assume l’aspetto della
metafora. Elisabetta è un
personaggio positivo come anche i protagonisti di
Che fine ha fatto il Colosseo?
poiché io penso che ai bambini e ai ragazzi si debba sempre
prospettare il lato positivo delle cose. Nei miei libri parlo di
problemi vari: affettivi, ambientali, generazionali ma, senza voler
semplificare a tutti i costi, cerco anche di far venire in mente che
si può trovare una soluzione, anche quando sembra tutto così
difficile.
Come ricordato in
precedenza, lei è stata a lungo insegnante scolastico. Nel suo sito
afferma: “Avendo dedicato alla scuola tanti anni della mia vita,
conosco bene il mondo di bambini e ragazzi”. Senza dubbio conoscere
ciò che può interessare bambini e ragazzi, e ciò che invece li
annoia, è fondamentale sia per un insegnante sia per uno scrittore,
dato che è oramai accertato che l'insegnamento ai piccoli ottiene
risultati più proficui se unito al “ludus”. Ciò che le chiedo,
allora, è: cosa ha trasportato delle sue esperienze e conoscenze
scolastiche nei suoi libri? In altre parole, quali vantaggi pratici
le sue precedenti esperienze hanno apportato nello scrivere? E
ancora: come pensa che un insegnante dovrebbe scegliere i libri da
far leggere ai ragazzi?
Nello scrivere i miei
libri non ho fatto pronostici e, fino a quando non ho ricevuto la
telefonata dell’Editore, nemmeno credevo alla possibilità di venire
pubblicata, ma ho pensato soltanto a quello che io ho sempre cercato
quando leggevo con i miei alunni o sceglievo con i miei figli i
libri da leggere: il piacere della lettura, anche se l’argomento non
era necessariamente lieve o poco impegnato. A volte, però, può
succedere che i contenuti deludano le aspettative e allora sono
d’accordo con Daniel Pennac il quale afferma che un lettore deve
essere libero di interrompere il libro prima di averlo finito.
Finora, per fortuna, questo non è successo ai miei libri: per cui
penso che il piacere da me provato nello scrivere sia stato
trasmesso ai lettori. Forse un insegnante dopo avere attentamente
valutato il libro che ritiene di condividere con i suoi alunni,
dovrebbe scoprire tra le righe se lo scrittore è riuscito a far
trapelare anche il piacere che provava nello scrivere.
Per concludere, cosa
pensa del panorama della letteratura per ragazzi? E che posto
ricopre Teresa Castellani
in questo contesto?
Confesso candidamente
che sono molto attratta dalla letteratura per ragazzi e leggo spesso
e volentieri storie rivolte a loro. Mi piacciono i racconti
verosimili come quelli fantasiosi, mi piacciono i libri illustrati
per i più piccini e passo sempre molto tempo a curiosare negli
scaffali del reparto ragazzi di una libreria. Per ciò che mi riguarda
posso dire che i bambini i ragazzi i loro insegnanti e anche persone
estranee alla scuola, mi hanno dimostrato la loro stima anche quando
si sono soffermati a riflettere su temi importanti proposti dai miei
racconti.
Franco Monacchia, per
iniziare le porgo la stessa domanda che ho fatto a Teresa
Castellani. Quali sono i suoi programmi per l'annata (anno
scolastico ovviamente), quali le attività che la vedranno partecipe?
Come negli anni passati accoglierò gli inviti delle scuole per
progetti di lettura e di scrittura. Se si presenterà una richiesta
accettabile da un punto di vista organizzativo e di collaborazione,
potrò prendere anche in considerazione un progetto teatrale, come è
avvenuto nel 2007, con la scuola elementare Bellocchio, con cui ho
realizzato La Bottega di Mastro Pietro, curandone
direttamente la regia, e qualche tempo prima, per Beniamino e la
sua stella, con i bambini della scuola “Montessori”. Poi, sempre
che il mio editore lo voglia, il programma principale comprenderà la
pubblicazione del romanzo che sto ultimando e che dovrebbe essere
pronto per la fine dell’anno. Si tratta di una storia fantastica che
fa seguito a Polvesina e il vecchio pescatore, riproponendone
i personaggi in una nuova avventura.
Ha iniziato a scrivere
nel 1998 con il romanzo “Con il cuore in mano”. Un libro che porta
con sé un significato personale molto forte, essendo legato a
importanti esperienze personali. Solo in un secondo momento la
scrittura si è spostata verso tematiche più fantasiose con libri
destinati a bambini. A cosa si deve questa scelta di dedicarsi
all'infanzia?
Il cuore in mano
lo scrissi su
suggerimento di mia figlia Francesca, che, in un momento difficile
della vita, dopo un decisivo intervento chirurgico al cuore e tante
precedenti sofferenze, conoscendo il mio gusto di scrivere, mi
disse: “papà, tutto questo non lo puoi e non lo devi dimenticare…
scrivilo!” Così, appena uscito della clinica, iniziai a fare una
specie di diario che poi divenne un romanzo. Dalla reazione di
coloro che lo lessero capii che potevo continuare, ma scelsi temi
meno impegnativi e più divertenti, rivolti ai bambini e ai ragazzi.
Fin da bambino amavo raccontare storie strane alle mie sorelle più
piccole; successivamente mi sono dedicato molto ai bambini e
successivamente ai ragazzi, nell’ambito di attività parrocchiali.
Tutto questo mi ha avvicinato molto al mondo dei giovani. Ho sempre
pensato che se potessi tornare indietro sceglierei la professione di
insegnante. Mi esalta il contatto con i ragazzi ed ora più che mai
amo confrontarmi con loro e dedicare a loro tutta la fantasia e le
idee che mi passano per la testa.
Nel 2003 vince il
"Premio Selezione Bancarellino” di Pontremoli, classificandosi al
secondo posto assoluto, con un originalissimo romanzo: "Polvesina e
il vecchio pescatore",
tradotto poi
anche in inglese. Quattro anni più tardi si è ripetuto ricevendo il
"Premio Selezione Bancarellino 2007" con il libro "Una rete tutta
d'oro". Si sente uno scrittore affermato, forse addirittura
“arrivato”?
No, assolutamente no. Mi sento comunque scrittore, perché mi accorgo
che di ogni cosa, di ogni avvenimento, di ogni situazione più o meno
importante mi vien fatto di scrivere. Questo è sempre successo, fin
dai tempi della scuola ove tormentavo i miei insegnanti con temi
lunghissimi. Facevo la seconda media quando provai a scrivere il mio
piccolo primo romanzo, mai terminato, di cui conservo ancora qualche
capitolo. Devo dire la verità: qualche volta ho pensato che i miei
libri, in un ambito più vasto di quello della mia città o della mia
provincia, con qualche “santo protettore”, avrebbero avuto maggior
successo. Me ne sono accorto quando, oltre che a Pontremoli, con il
premio Bancarellino, ho avuto occasione di propormi alla
Settimana dei bambini del Mediterraneo, ad Ostuni, per tre anni
consecutivi, dove ho visitato decine di scuole, o in una Direzione
Didattica di Parma, con un progetto lettura con Nina, o a
Sanguinetto ove, nell’ambito del Premio Castello, nella
sezione intitolata a Bruno Roghi, ho ricevuto una menzione
per il miglior libro per ragazzi che parlasse di sport, con “Una
rete tutta d’oro”. Non mi sento ancora arrivato, perché nei miei
programmi c’è anche il proposito di cimentarmi con gli adulti.
Tra i personaggi da lei
creati, acclamatissimo dai giovani lettori è
Nina, un husky
impegnato in diverse avventure insieme ai suoi amici. Quattro
racconti vedono Nina come protagonista, segno dell'indubbio
gradimento di bimbi e ragazzi. Cosa ci dice su questo personaggio?
Nina
è stato il personaggio principe, il primo scaturito dalla mia
fantasia, nato per merito di un cane husky, da me conosciuto, di
nome Nina e visse una sua avventura personale, quando fu rapito e
creduto perduto, ma venne ritrovato dopo sei mesi a 130 km di
distanza. Insieme a
questa cagnolina, nella villa dove abitava con i suoi padroni
vivevano altri animali, divenuti poi personaggi che, con le loro
caratteristiche, hanno popolato un mondo tutto particolare nella mia
fantasia. Abbinare questo mondo e questi attori a temi e concetti
graditi agli insegnanti e ai ragazzi, quali l’amicizia, il coraggio,
la lealtà, il rispetto per gli animali, il comportamento crudele nei
loro confronti e la protezione dell’ambiente, hanno decretato il mio
successo e l’interesse di molte scuole. In tutto questo ha un posto
importante anche la mano magica di Federico Castagner, mio personale
disegnatore, oltre che amatissimo nipote, con cui si è creata una
coppia “perfetta”, come intesa e come propositi.
Nel suo ultimo libro,
“Una rete tutta d’oro”, il protagonista è divenuto un giovane
ragazzo, Andrea, alle prese con un sogno: diventare un gran
calciatore. Sullo sfondo interessanti vicende di vita quotidiana, in
cui sono messi in evidenza i rapporti interpersonali: l’amicizia con
un simpatico prete, l’amore dei genitori (e non solo...), l'affetto
degli amici. Da cosa nasce questo libro? E, soprattutto, quanto di
autobiografico in questa instancabile ricerca di realizzazione di un
sogno?
Il
romanzo Una rete tutta d’oro è stato ispirato dalla vita di
un bambino, poi ragazzo, che ho visto crescere nella sua casetta in
un paese del lago Trasimeno, proprio di fronte alla mia. Ne ho
osservato con curiosità l’evoluzione fisica e le doti sportive. Non
potevo fare a meno di notare anche la sua famiglia, che mi ha fatto
da modello per quella immaginaria del romanzo: il padre, un
taciturno pescatore del lago, e una tenera madre originaria di una
città del sud, semplice e riservata, tutta votata alla cura e
all’amore del figlio. La storia lo segue nei suoi primi reali
successi nei campetti di calcio di paese, fino a quelli immaginari
della grande città. Su tutto questo c’è anche una buona dose di
ricordi e di esperienze della mia infanzia, compresa la grande
amicizia con il “mio” prete, che mai dimenticherò.
Così come per
l'apertura, anche in chiusura di intervista le propongo la stessa
domanda posta a Teresa Castellani. Cosa pensa lei del panorama della
letteratura per ragazzi? E che posto ritiene che ricopra Franco
Monacchia in questo contesto?
Dall’esperienza fin qui accumulata mi sembra che ora una buona parte
della letteratura per ragazzi è quella che fa fatica ad emergere. E’
acclamata al Bancarellino, ma presto cade nel dimenticatoio, si
incontra ad Ostuni, magnifico luogo d’esperienze e scambi di
pensiero, o in altre sedi, ove annualmente affluiscono scrittori
che, non avendo la fortuna della protezione di importanti case
editrici, non riescono ad entrare nel grande mercato, anche per i
pesanti costi della distribuzione. Sono quelli che vanno avanti solo
con le proprie forze, con la passione dell’editore e la simpatia dei
ragazzi, non trovando nei grandi "media" qualcuno che mostri la
copertina dei loro libri. Ho avuto modo di leggere opere deliziose
di giovani scrittori che negli scaffali delle librerie sono spesso
coperte da libri che, a parità di prezzo, si fanno preferire per le
ricche vesti editoriali che i piccoli editori non si possono
permettere. Io credo di rientrare in questo contesto, e con me anche
l’editore di tutti i miei lavori, il dottor Paolo Lombardi della
casa editrice Era Nuova, che in quanto a capacità, esperienza e
preparazione non è secondo a nessuno.
Si
ringraziano Teresa Castellani e Franco Monacchia per la
disponibilità e cortesia.
Intervista curata da Maurizio Duranti
Edizioni Era Nuova Srl
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